Entro poche ore assisteremo all’ultima puntata di And Just like that… Lo spin-off del cult anni ’90 Sex and the city. Ammetto di essere arrivata solo alla terza puntata (prometto comunque che rimedierò guardandomi tutta la serie), ma tanto mi è bastato per provare un brivido di orrore.
No, io non ho nessuna competenza in materia cinematografica, quindi non giudico tecnicismi come dialoghi, outfit o ritmo dell’azione. Ma da cittadina del Paese mondo, abitando qui e ora, non posso esimermi dall’analizzare come molti temi importanti ed attuali siano stati trattati nella maniera più antiquata e banale possibile.
Partiamo da una doverosa premessa: And just like that è una serie americana, figlia quindi di una cultura dove la libertà è sacrosanta, ma guai se fa a pugni con il moralismo. Ad esempio è normale in Nord America acquistare armi in saldo a $9,99, ma non puoi girare per strada bevendo una bottiglia di birra perché per la legge non è ammissibile bere alcolici in pubblico.
Questa contraddizione spaventosa è alla base di tutta la serie in analisi. Si presentano temi di spessore quali libertà sessuali, libertà di espressione, mondo lgbtq+, realizzazione personale e lavoro, ma lo si fa tutto nella maniera più banale possibile, tanto che a volte i temi trattati sembrano quasi essere una macchietta narrativa posta in essere, con il solo scopo di risultare “politically correct” a discapito di una comunicazione realmente efficace.
Lo scopo di una serie Tv è quella di intrattenere, non certo di educare -su questo siamo ovviamente d’accordo- ma se vuoi entrare in alcuni mondi, diventare simbolo di una “lotta”, lo devi fare bene.
Miranda, la donna emancipata che tutte da adolescenti abbiamo preso ad esempio per la sua totale libertà ed indipendenza affettiva (il che non significa non sappia amare!) piange perché la sua trombamica non la abbraccia in pubblico.
E’ ossessionata dal fare sempre la cosa giusta tanto da diventare (superficialmente) ambientalista, consiglia amiche lontane su come essere libere da un uomo che non ha mai tradito la sua compagna e vuole un figlio da lei. Dal momento che la dott.ssa Nya Wallace non è in grado di dare l’agognato erede al compagno, si introduce il tema della madre surrogata; tema spinoso sul quale non mi addentro, ma che almeno in questo caso sembra collocarsi nella giusta direzione: non è un capriccio di una donna che non vuole vedere le smagliature post gravidanza sul proprio corpo o le caviglie gonfie e per questo paga qualcun’altra, ma è la soluzione per una coppia che naturalmente non riesce a generare prole.
Il risultato alla proposta? Un bel dito medio: se io non posso darti il figlio che desideri, vai a cercartelo da qualcun’altra. Della serie : il tuo desiderio per me in fondo non è così importante. Se le parti fossero state invertite? Se ad alzare il dito medio fosse stato l’uomo? Ah no, non sarebbe stato possibile, probabilmente l’HBO non avrebbe autorizzato la scena.
Tutti i dialoghi di Carrie (che almeno fino a dove sono arrivata io non ha ancora re-incontrato Aiden) sono incentrati sulla vagina, Charlotte non ha avuto nessuna evoluzione semplicemente perché il suo personaggio è finito alla quarta stagione di Sex and the city: ha incontrato l’amore, il che era l’unico scopo che aveva nella vita, quindi ogni scena in cui è protagonista non apporta nulla alla sua esistenza, figuriamoci alla nostra.
Non si contano poi i dialoghi e le “angolazioni” di dubbio gusto; Seema Patel, la grande agente immobiliare di New York scimmiotta il personaggio di Samantha ma senza riuscirci. Non è leggera quanto lei, non è intelligente quanto lei, il dialogo che la coinvolge maggiormente è quello della lite che ha avuto con il suo parrucchiere, dal quale si emancipa per qualche giorno -ferita nell’orgoglio per essersi sentita dire una dura verità- ma dal quale poi lei stessa tornerà prostrandosi e facendosi (Lei!) perdonare con una costosissima bottiglia di Tequila. Un pò come quando una donna riceve uno schiaffo dal compagno e si trova poi lei a chiedere scusa perché probabilmente se l’è andata a cercare.
Mah…. Essere miliardaria e donna significa necessariamente essere fragile e svampita? Come se li è fatti i soldi questa se ragiona così? Se tiene il punto per lo stesso tempo che dura la vita di un gatto in tangenziale?
Ah dimenticavo la cosa peggiore di tutte! Strano mi sia venuto in mente alla fine, visto che è la cosa più evidente…. Lo scopo di queste serie è sempre stato quello di sdoganare il concetto di massima libertà, che spesso va a braccetto con il concetto di uguaglianza: And Just like that , in ogni singola scena, non fa altro che ricordarci che non siamo tutti uguali. Il mondo mostrato è quello di una fetta privilegiatissima di cui il 90% di noi non fa parte. Non tutte ci possiamo sentire dire dal nostro marito/compagno “lascia stare la cena di beneficenza, l’assegno da 25.000$ te lo sgancio io”. La maggior parte di noi deve scegliere se acquistare la borsa a forma di piccione di Carrie o pagare un mese di mutuo. I lustrini e le pailettes che dominano sui vestiti da mille e una notte, ricordano molto le luci dell’arcobaleno di un altro gradissimo cult cinematografico, Eyes Wide Shut, che manco a farlo apposta, avevano un significato ben preciso nella narrazione e nella morale della favola.
Naturalmente l’essere ricche e privilegiate non è una colpa e non da fastidio agli occhi della plebe; anzi fra le cose più belle della serie, proprio gli outfit (non di Carrie!) gli appartamenti da sogno, la ricchezza elegante e sofisticata. Ma è il solito problema radical-chic;
non puoi parlare di uguaglianza ed emancipazione quando rappresenti qualcosa che vale solo per pochi. Non puoi sdoganarmi la libertà di espressione sessuale se il rapporto più importante che hai è con il tuo parrucchiere. Non puoi erigerti a paladina dei diritti della comunità lgbtq+ se l’essere lesbica ti sta trasformando nella versione peggiore di te, quella che hai sempre aberrato.
Carrie dove sei? Dove è finita quella ragazza acqua e sapone della porta accanto che ha ispirato generazioni di ragazzine? Che se aveva bisogno di un aiuto dal suo uomo, accettava di farselo dare? Non eri forse più emancipata allora? Quando rincorrevi un amore da favola, facevi il lavoro dei tuoi sogni, i tuoi pensieri sapevano di concretezza, toccavano la mente di milioni di donne in giro per il mondo, di qualsiasi estrazione sociale, razza e orientamento sessuale?
Secondo me sì. A cercare di essere troppo “democratici” si finisce per essere degli elitari del ca***.
Ilenia Carbonara