Fin da bambini siamo abituati a cantare canzoni e filastrocche apparentemente senza senso, quasi come fossero state inventate per dare ai fanciulli un pretesto per distrarsi e socializzare. In realtà, molte delle canzoncine che ci insegnano fin dall’infanzia, connotate da un apparente no-sense, sono ritornelli e filastrocche che originano da tempi lontani, e soprattutto -molto spesso-da fatti macabri ed inquietanti.
La figura del clown, la vera origine di Cappuccetto rosso, ambarabaccicoccò, solo per citarne alcune, hanno una radice tutt’altro che fiabesca. Oggi scopriamo quale è l’origine di una filastrocca che tutti, almeno una volta, da bambini abbiamo intonato (e danzato): stiamo parlando di “Giro Giro tondo”.
Ebbene, che le parole della canzone non siano esattamente ludiche e confortanti lo si evince facilmente; “casca il mondo, casca la Terra, tutti giù per terra” lascia ben intendere che chi l’ha inventata presagisse una catastrofe imminente. Ed effettivamente, nel periodo in qui la filastrocca è stata inventata, una catastrofe era in atto.
Stiamo parlando della peste nera di Londra del 1664-68. Un evento storico realmente accaduto, originato da un mix di coincidenze sfortuite: dalle imbarcazioni che provenivano dall’Olanda cariche di cotone, arrivarono i topi che -complici le alte temperature anomale della primavera e dell’estate del 1664 (anche allora era in atto il cambiamento climatico?) e la scarsa igiene della fascia più povera della città- diffondendosi per Londra, portarono alla diffusione della febbre.
Il morbo divenne da subito la prima causa di morte, tanto che nel dicembre 1664 venne istituito il “Bill of mortality”, ovvero un registro nel quale si annotavano tutti i decessi dovuti alla peste bubbonica. Sebbene i nomi registrati sono circa 70.000, i numeri complessivi della pandemia londinese parlano di oltre 100.000 morti. In effetti, è facile pensare come in zone di povertà, dove tutto è sempre fuori controllo, molte persone non siano state regolarmente conteggiate.
Come arriva quindi la filastrocca “Giro giro tondo”? In un contesto drammatico come quello descritto (e che con le dovute differenze, conosciamo bene essendo appena usciti da un problema analogo), era importante per le famiglie e soprattutto per i bambini esorcizzare la morte, cercare in qualche modo di accettarla e far sembrare agli infanti, che tutto quello che stava accadendo fosse quasi un gioco.
Così, tra le file del popolo nasce la canzoncina “Ring-a-ring o’ roses, A pocket full of posies, A-tishoo! A-tishoo! We all fall down”. Tradotta: “Un anello, un cerchio di rose, un sacchetto pieno di fiori- ecciù ecciù- Cadiamo giù per terra”.
Parafrasando il senso dei versi in inglese, è possibile trovare un chiaro riferimento proprio alla peste bubbonica; il cerchio di rose è il modo “edulcorato” per descrivere il segno fisico più evidente della malattia, ovvero la pustola. Il sacchetto pieno di fiori era utilizzato dai malati per alleviare sia il cattivo odore della pustola, che il fastidio sulla pelle (una sorta di medicina omeopatica alla portata di tutti). Ecciù Ecciù, siamo pronti a morire.
In tempi in cui una pandemia portatrice di sofferenze e morte non si può esorcizzare con i meme, con le dirette Instagram o più semplicemente con una buona dose di sana incoscienza come quella vista nel 2020, le mamme delle contrade più povere si sono “inventate” questo escamotage per rendere più sopportabile la fine (quasi certa) che aspettava loro ed i loro bambini.
Nella versione italiana, che risale alla seconda metà del 1800, i riferimenti espliciti alla malattia vengono sostituiti, ma il senso rimane comunque macabro; il finale “tutti giù per terra” non cambia. In effetti, tra la peste spagnola e le due guerre mondiali, stravolgere completamente il senso della filastrocca seicentesca, non avrebbe avuto senso.
Ilenia Carbonara